venerdì 16 ottobre 2009

L'inciviltà del rumore

Questa mattina sono andato dal parrucchiere per il taglio dei capelli, grazie a Dio, diversamente dal solito, radio e televisione erano spenti, e dopo un paio di giorni particolarmente stressanti, ho avuto modo di rilassarmi una mezzoretta su una comoda poltrona.
Nella moderna inciviltà del rumore, viviamo bombardati da suoni, rumori e messaggi di ogni genere, la maggior parte dei quali non graditi e non richiesti.
Sempre meno luoghi ed esercizi pubblici si sottraggono al "dovere" di martellare i nostri timpani e le nostre menti con musiche di sottofondo, che considerato il volume abituale dovrebbero essere definite di "soprafondo".
L'uomo, si sa, è una bestia che vive di abitudini, e così la gente drogata dal rumore del quale non riesce più a fare a meno, smette di pensare, smette di osservare, considerare e meditare, e giunge a un tale stadio di assuefazione da considerare un mortorio ogni ambiente non acusticamente inquinato.
E' quasi impossibile trovare una pizzeria o un ristorante dove si possa passare una sera cenando e conversando fra amici, senza il fastidioso rumore di "soprafondo"; non si può andare a fare compere, non si può andare dal parrucchiere, addirittura non si può più neanche passeggiare in una sera d'estate all'aperto senza essere costretti ad ascoltare gli amanti del karaoke che a tutto volume devono per forza fare sentire la loro voce almeno in tre isolati.

1 commento:

  1. E' vero, tutto questo sa di invadenza che sfiora la violenza.
    I toni soft stanno diventando un bene raro, molto difficile da trovare.

    Francesca

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